martedì 15 settembre 2009

INTERVENTO IN CONSIGLIO SULLA MOZIONE DEL PD SULLA SCUOLA

Quello della scuola è un problema storico che ha radici lontane negli anni, e che questo Governo ha il compito di risolvere.
La scuola è stata utilizzata per troppi anni come moneta per consolidare il consenso e per una sorta di “assistenzialismo” che ha caratterizzato gli anni della prima repubblica.
Per anni, complici i sindacati, si è data la sensazione che ci fosse spazio per tutti quelli che volevano fare gli insegnanti, per poi lasciarli in graduatoria anni ed anni. Sono stati venduti sogni che poi si sono trasformati in disillusioni.
Con il periodo di crisi profonda che stiamo affrontando non possiamo permetterci di ignorare questo tema, tant’è che già dai governi di sinistra si era pensato ad un riordino del sistema scolastico.
Troppi insegnanti, mal pagati ed una formazione scolastica qualitativamente insufficiente. Queste sono le caratteristiche della scuola italiana che questo governo sta cercando di stravolgere.
Serve portare a termine un processo di riforma del sistema scolastico. Una necessità sentita da entrambi gli schieramenti tant’è che i ministri Berlinguer e Fioroni ne hanno cercato di impostare una che non sono riusciti a portare a termine.
A livello nazionale la razionalizzazione del sistema scolastico ha riguardato 42.000 persone e che pertanto, considerati i 32.000 insegnanti che sono andati in pensione, questo provvedimento riguarderà all’incirca 10.000 unità di personale.
Grazie all’introduzione del maestro unico e all’eliminazione delle compresenze è stato possibile attivare, a livello nazionale, 2.191 classi a “tempo pieno” rispetto all’anno scolastico precedente (+ 8% rispetto all’anno precedente + 2% in termini assoluti).
Il servizio scuola viene pertanto incrementato per l’utente finale, e saranno molti bambini che beneficeranno di questo modello orario (+ 35.000 nelle classi prime; + 15.000 nelle altre classi).
Questo dato è meno forte in Emilia Romagna e nella nostra Provincia, dove il “tempo pieno” è storicamente più richiesto.

Già da quest’anno sono stati stanziati finanziamenti ulteriori per l’edilizia scolastica. A disposizione 1 miliardo di € autorizzati da CIPE che si aggiungono a quelli previsti dal piano triennale per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.

In Italia, il sistema di reclutamento degli insegnanti è fortemente centralizzato e rigido, non concede alcuna autonomia agli istituti scolastici, e presenta diversi elementi di inefficienza. Attualmente le assunzioni sono basate sull’anzianità piuttosto che sulla verifica dei necessari requisiti professionali. Tra gli iscritti alle predette graduatorie permanenti ad esaurimento si trova anche un numero elevato di personale che è già dipendente a tempo indeterminato della scuola.
Si tratta di oltre 103.500 unità che aspirano ad un cambiamento di sede. Personale che avendo un contratto di lavoro stabile nella scuola continua a far parte delle graduatorie, per cui una volta che si libera un posto di ruolo può essere spostato, creando così un altro vuoto e rendendo perpetuo il movimento di insegnanti. Questa mobilità è soprattutto frutto dell’eccessiva centralizzazione del sistema, che consente di concorrere nelle località dove è più facile l’accesso puntando poi ad un progressivo avvicinamento al luogo originario di residenza. Nel complesso delle scuole statali, i trasferimenti di personale (trasferimenti, passaggi di ruolo e di cattedra) effettuati negli ultimi anni scolastici, pur risultando in calo rispetto agli anni precedenti, ammontavano comunque a più di 60.000, pari all8% del personale di ruolo. Anche escludendo il personale già titolare di un rapporto a tempo indeterminato in attesa di trasferimento ad altra sede, restano circa 330.000 iscritti alle graduatorie (di cui 239.000, il 73%, senza alcun contratto con la scuola o con supplenze brevi). Si tratta di un imponente massa di persone, con un potere di pressione quindi notevole, che ha tutto l’interesse che il meccanismo permanga così com’è nella speranza di riuscire prima o poi a ottenere un posto stabile. Per i candidati all’insegnamento, la permanenza per lungo tempo nelle graduatorie è resa possibile dal reddito derivante dalle supplenze temporanee, ottenute anche attraverso le graduatorie d’istituto (utilizzate per le supplenze brevi).

La Lega Nord ha presentato una proposta di legge che istituisce distinti Albi regionali, i cui iscritti accedono al “concorso regionale”, riservando, in caso di esiguo numero di candidati a determinate classi di concorso ordinarie o relativamente a discipline di particolare specializzazione, “una quota di partecipazione interregionale” ai docenti iscritti negli Albi delle regioni limitrofe. La ratio del concorso risiede nella selezione per merito. Si prescinde dai “ voti ottenuti ai titoli”, dando l’idoneità al concorso sulla base del voto ottenuto alla prova orale d’esame. Si tratta di un meccanismo libero da condizionamenti.

Solo prescindendo dal valore legale dei titoli si riesce ad introdurre il principio della meritocrazia nella formazione degli insegnanti.
Si prevede lo status giuridico del docente e relativamente ai precari abbiamo anticipato il Ministro Gelmini, prevedendo per gli insegnati di ruolo che abbiano prestato almeno 365 giorni di servizio, la creazione di un pool di insegnanti di riserva, denominati “supplenti titolari”, residenti nell’ambito regionale, assunti a tempo determinato per la durata di un anno scolastico, in numero ritenuto sufficiente a coprire le esigenze che si prevede possano verificarsi a causa di assenze prolungate (per vari motivi, dalla malattia al congedo per aggiornamento professionale o altro) di insegnanti di ruolo o, in alternative, per attività educative o di sostegno. Il pool dovrebbe essere costituito a livello di istituzioni associate in rete, viciniore.

Gli insegnanti devono scegliere libri di testo che abbiano un prezzo inferiore ai tetti di spesa fissati dal Ministero.
I testi scelti non poteranno essere cambiati per almeno 5 anni nella scuola primaria e 6 anni nella scuola secondaria.
Possibilità di utilizzare e-book.

Nelle sedi istituzionali sono carenti i contributi costruttivi del PD, tenuto conto che l’inizio della razionalizzazione degli insegnanti è avvenuta con il Ministro Fioroni, espressione di quel partito.

Dirigenti scolastici ed insegnanti non devono fare politica a scuola. Questi hanno il dovere di applicare la riforma e le leggi dello Stato, anche se non le condividono.
Occorre fermare il fenomeno di strumentalizzazione dei bambini per fini di lotta politica, farli divenire una sorta di “scudi umani” a tutela di supposti diritti degli insegnanti.
La scuola non può essere il luogo della protesta della sinistra e della CGIL.
Se vogliono fare politica gli insegnanti smettano il loro ruolo e si facciano eleggere. Sono le assemblee elettive e non le cattedre il luogo deputato per fare politica.

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